Passa ai contenuti principali

Recensione: Olive Kitteridge di Elizabeth Strout

Scheda libro

Titolo: Olive Kitteridge
Autore: Elizabeth Strout

Recensione

Un libro qualsiasi? No: ha fatto vincere il Pulitzer alla Strout. Per cui qualcosa di buono lo deve avere, ma cosa? Per me è scritto molto bene, facendo entrare il lettore poco per volta dentro al mondo della cittadina di Krosby nel Maine. Viene ripetuto più volte nel libro che ci si trova a Krosby nel Maine, quasi a voler creare un effetto teatrale. 

Di che cosa parla Olive Kitteridge? Parla di quotidianità, di vita e di morte, di vecchiaia, di desideri e di rimpianti, insomma delle solite cose. Ma lo fa forse meglio di altri libri.

Tutto ruota attorno alla figura della protagonista, Olive Kitteridge, che ha un carattere spigoloso ma allo stesso tempo un cuore buono, si preoccupa sinceramente di come stanno gli altri, anche persone con cui non aveva avuto mai niente a che fare. Dice esattamente ciò che pensa, rimanendo per questo l’unica persona in grado di confortare davvero chi è in difficoltà. Vista da fuori è la persona più antipatica e intrattabile della città, ma conosciuta da vicino è forse l'unica a preoccuparsi sinceramente per gli altri.

Molti momenti sono ironici o anche quasi comici, soprattutto i pensieri che fa la stessa Olive, per esempio sui nipoti, che per lei sono terribili. 

Consiglio: leggete anche il seguito - Olive, ancora lei - che approfondisce meglio molte questioni che nel primo libro vengono narrate senza un apparente motivo.

Un tema che emerge è il cambiamento del mondo, che nella piccola cittadina nello stato del Maine viene avvertito dai vari personaggi, tra cui Olive, che spesso si trova a constatare i cambiamenti nella società, a cui in qualche modo ci si deve abituare. In Olive, ancora lei tale cambiamento dei costumi si nota ancora di più, per esempio nella storia di Fergus, che si trova nella situazione di avere una figlia che gira filmati pornografici molto particolari.

Dal libro, da alcuni paragonato ai grandi romanzi americani come Via col vento, è stato tratto anche un film con protagonista Frances McDormand.

Altre osservazioni

Non so spiegare esattamente il motivo, ma questo libro mi ha ricordato vagamente L’eleganza del riccio, altro libro che ruota attorno alla figura "a carciofo" della protagonista.

Forse questo libro può sembrare banale ad una prima lettura, i capitoli possono apparire scollegati ("ma perché mi sta raccontando tutte queste cose?"), ma credo che il libro sia una specie di diesel, che si apprezza soltanto leggendolo con calma e leggendo anche il seguito.

Concludendo, non è il mio genere preferito di libro, ma ammetto che è un libro che alla fine rimane.

Considerazioni finali e valutazione

Ovviamente, trattandosi di un premio Pulitzer, non avrebbe senso dare un voto al libro... per cui buona lettura e resto curioso di sapere le vostre impressioni ed eventuali critiche.

Commenti

Post popolari in questo blog

Recensione: "Eppure cadiamo felici" di Enrico Galiano

Scheda libro Titolo: Eppure cadiamo felici Sottotitolo: Non aver paura di ascoltare il rumore della felicità Autore: Enrico Galiano Editore: Garzanti Genere: Romanzo Anno di uscita: 2017 Riassunto  (fonte: aletta anteriore, edizione Garzanti) Il suo nome esprime allegria, invece agli occhi degli altri Gioia non potrebbe essere più diversa. A diciassette anni, a scuola si sente come un’estranea per i suoi compagni. Perché lei non è come loro. Non le interessano le mode, l’appartenere a un gruppo, le feste. Ma ha una passione speciale che la rende felice: collezionare parole intraducibili di tutte le lingue del mondo, come cwtch, che in gallese indica non un semplice abbraccio, ma un abbraccio affettuoso che diventa un luogo sicuro. Gioia non ne hai mai parlato con nessuno. Nessuno potrebbe capire. Fino a quando una notte, in fuga dall’ennesima lite dei genitori, incontra un ragazzo che dice di chiamarsi Lo. Nascosto dal cappuccio della felpa, gioca da solo a freccette in un bar chiuso.

Autorità e valore di un’opera narrativa

In questo articolo/post vorrei parlarvi di qualcosa che bene o male volteggia fra i pensieri di chi decida di scrivere, soprattutto narrativa, ma che può essere esteso all’intero ambito della creazione artistica: un testo – o un’opera narrativa – ha un valore artistico intrinseco? La maggior parte di noi, sulla scia di quanto comunemente accettato come ragionevole verità, risponderà in maniera saldamente affermativa a questa domanda – dopotutto vi è un numero sterminato di esempi che confermano una tale posizione teorica, sia nella letteratura che in qualsiasi ramo di ciò che viene definito arte; senza che si abbiano alle spalle anni di studi nel campo il senso comune suggerisce che un’opera narrativa “nasce” recando in sé o meno un valore letterario-artistico presente sin dall’origine, un po’ come una caratteristica biologica inestricabilmente codificata nel DNA. E una tale posizione è anche spesso mantenuta dalla stragrande maggioranza degli scrittori emergenti/esordienti

Recensione: “Il fuoco, il vento e l’immaginazione” di Antonella Salottolo

Per la mia prima volta in veste da recensore su queste pagine digitali vi parlerò di un romanzo d’esordio dagli spunti progettuali interessanti ma afflitto da problemi che purtroppo ne minano in maniera critica la qualità complessiva finale. Scheda libro  Titolo: Il fuoco, il vento e l’immaginazione Autore: Antonella Salottolo Edito da: Kubera edizioni Distribuito da: Borè s.r.l. (librerie/e-store) Uscita: 11 gennaio 2019 (1a edizione cartacea); 25 febbraio 2019 (elettronico) Formato: brossura (cartaceo); Kindle (elettronico) Genere: romanzo Pagine: 184 cartaceo; 159 elettronico Prezzo: 14 € cartaceo; 3.99 € Kindle Il libro  Il fuoco, il vento e l’immaginazione è, per dichiarati intenti dell’autrice esposti nell’introduzione del libro, un romanzo atipico comprendente elementi eterogenei legati da un “fil rouge che permette a tutti questi elementi di stare armonicamente insieme all’interno dello stesso quadro” (pag. 7) individuato dalla stessa ne “L’IMMAGINA