Polemiche al Salone del Libro di Torino 2019
Il Salone del libro di Torino, presentato il 6 marzo, ha fatto discutere. Il motivo è stato l’annunciata presenza della casa editrice Altaforte, dichiaratamente fascista. Tecnicamente, almeno sembra, Altaforte è stata accettata al Salone, non invitata, come qualcuno ha detto. La sua presenza annunciata però ha suscitato le quasi inevitabili polemiche antifasciste, in particolare tutto il dibattito è incentrato sul fatto della “censura”. Non esiste una censura buona e una censura cattiva secondo il principio della libertà di opinione, di stampa e di parola. Esiste però anche il dettame costituzionale che vieta la ricostituzione del partito fascista, anche sotto mentite spoglie (vedi anche legge Scelba e legge Mancino). Stando a questa prescrizione della Costituzione, partiti come CasaPound, che inneggiano spesso ad episodi, espressioni e modi fascisti, non dovrebbero neppure esistere. Altaforte (casa editrice) ha pubblicato anche un libro del vicepremier Matteo Salvini. Il responsabile di Altaforte, Francesco Polacchi, è di CasaPound, oltre ad essere apertamente fascista.Scontro con Anpi
C’è stata anche una polemica con l’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani Italiani), in quanto al Salone sarà presente anche una rivista, Primato nazionale, affine a CasaPound, che denigrerebbe il valore della Resistenza e dell'Associazione partigiana Anpi.Prese di posizione
A prendere una posizione netta sono stati Chiara Appendino (sindaco di Torino) e Sergio Chiamparino (Presidente della Regione Piemonte). Chiamparino afferma: "Da tempo ci troviamo davanti ad aperte
apologie del fascismo e manifestazione politiche, penso a CasaPound o
Forza Nuova, che esplicitamente fanno riferimento al nazismo e al
fascismo. Il mio invito mio è che è tempo che su questi fenomeni le
autorità preposte valutino se ci sono gli estremi di appellarsi alla
Costituzione che vieta la rifondazione del partito fascista. In
assenza di questo, al di là dei miei giudizi personali, cioè che
non gradisco la presenza di quella casa editrice al Salone del Libro,
altro conto è impedirle di esercitare un suo diritto".
La posizione di molte persone riflette quella della scrittrice Michela Murgia,
la quale in un post sui social dichiara: "Se
Casa Pound mette un picchetto nel mio quartiere che faccio, me ne
vado dal quartiere? Se Forza Nuova si candida alle elezioni io che faccio, straccio la
tessera elettorale e rinuncio al mio diritto di voto? Se
la Lega governa il paese chiedo forse la cittadinanza altrove? No.
Non lo faccio. E non lo faccio perché da sempre preferisco abitare la contraddizione
piuttosto che eluderla fingendo di essere altrove. (…)”E' nato infatti l'hashtag #iovadoatorino, che esprime questo punto di vista: stare nel conflitto, per opporre idee diverse a quelle - un po' datate - del fascismo. Detto in altri termini, si può decidere di opporsi con una presa di posizione senza censurare però chi, fino a prova contraria, sta solo esponendo libri.
Cosa pensate a riguardo?
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