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Guerra in Ucraina: un bivio per l’Europa

Era doveroso scrivere un articolo su quanto sta succedendo in Ucraina. Un'aggressione ai confini dell'Europa, un gesto apparentemente folle del premier russo Vladimir Putin. Quali conseguenze potrebbe avere?

La situazione e i pericoli

Sembra che tutto ciò che si riteneva impossibile sia tornato ad essere possibile. La Storia sembra essere ritornata alla Guerra Fredda, con un bipolarismo esplicito, anche se mutato nella sua essenza. A contrapporsi non sono più due grandi potenze che, nel bene e nel male, erano in grado di mantenere un ordine sotto i rispettivi “ombrelli”, ma due concetti di governo del mondo: da un lato la democrazia, dall’altro tutto ciò che non si può chiamare in quel modo. La situazione mi ricorda quasi la difesa delle città-stato greche contro l’invasore Serse, democrazia contro tirannia (che oggi viene chiamata in molti modi, tra cui “autocrazia” pare essere quello maggiormente in voga). 
L’invasione dell’Ucraina è nata come una guerra-lampo, una strategia di guerra che ricorda molto bene quanto fece la Germania di Hitler, e quanto questa possibilità di essere velocissimi dipenda dalla lentezza della reazione degli altri Paesi. Un’invasione che riguarda tutto il territorio ucraino, con conseguenze potenzialmente gravissime. Quello che ha scioccato tutti è che Putin ha superato un limite: quello dell’uso della forza per stabilire i confini di uno Stato sovrano. Si tratta di un attacco all’intero ordine mondiale, al ruolo del diritto internazionale, ad una concezione moderna di che cosa sia la convivenza tra le nazioni, che era stata improntata sul principio del ripudio della guerra (adottato anche in Costituzione italiana) come strumento per risolvere le controversie.

La strategia adottata dall'Europa

L'Europa fino a questo momento si è dimostrata molto compatta, ma limitandosi a sanzioni economiche (soprattutto sulla finanza) e dichiarazioni di condanna dell'invasione da parte di Mosca. La strategia comune è stata, almeno in un primo momento, quella di non intervenire militarmente, ma da ieri sono iniziati programmi che prevedono l'invio concreto di rifornimenti di armi, che verranno consegnate aprendo un corridoio di aiuto gestito dalla NATO.

Quale domanda dovrebbe farsi l’Europa?

La Russia ha fatto capire a tutti che è disposta a salire sul ring e minaccia il mondo. Di fronte a tale minaccia occorre essere uniti come fronte europeo. Tale unità però finora è stata manifestata soltanto con una serie di dichiarazioni programmatiche, e come compattezza nel porre pesanti sanzioni alla Russia. Sull’effetto delle sanzioni però ci sarebbe molto da discutere, soprattutto quelle sanzioni che puniscono i sistemi di pagamento e il circuito bancario nel suo insieme. Forse sarebbe stato più opportuno evitare sanzioni generalizzate e limitarsi a colpire singole banche e singole società con interessi diretti ed esclusivi in Russia. Sicuramente il prezzo delle sanzioni sarà altissimo, anche per l’Europa, in particolare per l’Italia. A mio parere la compattezza andava dimostrata (ovviamente sapendo a quali conseguenze si sarebbe andati incontro) in un altro modo: difendendo concretamente l’Ucraina, ovvero schierando truppe di tutta Europa al confine ucraino, per poi obbligare la Russia ad un negoziato in condizioni di parità. Perché questo non è stato fatto? I motivi possono essere molti, tra cui l’ovvia paura per le minacce di un olocausto nucleare da parte di Vladimir Putin. Ma io credo che tale minaccia sia soltanto una tattica per prendere tempo e per avere il vantaggio dell’iniziativa. Temo che la guerra su scala più ampia incombe, e che si debba essere realisti e non aggrapparsi alla vana speranza che tutto si risolva per il meglio in modo naturale.  
Un altro errore è il nostro atteggiamento (da uomini e donne occidentali): siamo già passati ad analizzare le nostre responsabilità, a fare mea culpa (visto che a quanto pare ci piace tanto, anche se è una cosa incomprensibile).
Prima pensiamo a come difenderci e se siamo davvero disposti a fare a botte sul ring, poi facciamo i tanto cari mea culpa, auto-flagelliamoci pure, facciamo riflessioni intellettualistiche e dibattiti sui perché, sui per come e individuiamo i motivi per cui si è arrivati a questa situazione in Ucraina. Prima però, per favore, difendiamoci!

I confini territoriali

Ukraine in Europe (-rivers -mini map)
Fonte: Wikimedia Commons

Quello che occorre tenere presente è che i confini territoriali non sono qualcosa di vecchio e inutile: ancora oggi i confini territoriali hanno un significato. Di fronte alla minaccia nucleare può sembrare che il territorio fisico conti poco, ma purtroppo non è così, e questa invasione lo dimostra: Putin ha motivato questa azione con il fatto che “aveva la NATO praticamente in casa sua”. Dunque il suo scopo è quello di ridisegnare i confini territoriali della Russia, annettendosi possibilmente delle regioni che possiedono asset strategici come il porto di Mariupol.
Chiediamoci cosa succederebbe se cedessimo territori dell’est Europa, come Ucraina, Crimea, magari pezzi di Polonia o Romania: ad un certo punto saremmo noi ad avere la Russia quasi in casa nostra. E a quel punto potrebbe essere tardi per ragionare attorno a un tavolo. Insomma non possiamo pensare che un territorio di 603.548 km² divenga dominio russo senza gravissime conseguenze per tutti noi. 

Quale Olocausto vogliamo accettare?

Dobbiamo compiere una scelta: preferiamo rischiare una assai improbabile minaccia nucleare, oppure stare a guardare mentre tutti i civili ucraini e i militari russi si massacrano in una guerra che si preannuncia decisamente sanguinosa? A noi la scelta. Sta di fatto che il popolo ucraino probabilmente verrà usato come scudo, anche se almeno sarà armato anche da diversi Stati europei. Mi chiedo quanto saremo in grado di reggere le cattive notizie che inevitabilmente arriveranno nei prossimi giorni. La guerra è esattamente quella brutta cosa che tutti ci possiamo immaginare, ma la mia impressione è che sia diventata un fatto da social, da video su Tik Tok, un fatto mediatico al quale assistiamo senza essere particolarmente coinvolti. Sarà un Olocausto del popolo ucraino, che ha dimostrato un enorme coraggio e spirito nazionalistico (in senso buono, non il nazionalismo cretino che si vede altrove). Mi colpisce sentire le storie degli abitanti intervistati, che sostanzialmente dicono tutti che il conflitto che stiamo vedendo nasce da un odio antico, che dura da decenni. Molti Ucraini si ricordano degli anni in cui furono affamati dai Russi. fatti come l'Holodomor (quando nel 1932 i sovietici fecero morire per fame milioni di ucraini) rimangono nella memoria collettiva di un popolo, si tramandano di generazione in generazione. Questo attacco è la goccia che ha fatto traboccare il vaso e tutto fa pensare che finirà con un massacro per entrambe le parti. È però anche vero che tra i due schieramenti ci sono anche molti legami di parentela, quindi potrebbe esserci una parte dell'esercito russo che si rifiuta di combattere.


Una probabile conclusione

Tutte le guerre si concludono con un negoziato: questa è la sola certezza. Il punto allora è capire quali saranno le condizioni al momento del negoziato finale (quello vero, non il negoziato-farsa che si è tentato ieri mattina a Gomel). 
La posizione di Kiev non è ovviamente conciliabile con quella di Mosca: il Cremlino vorrebbe una smilitarizzazione dell’Ucraina, che a giudicare da come stanno combattendo gli ucraini non sembra una possibilità. Seguendo diverse trasmissioni e osservando gli Ucraini intervistati dai giornalisti mi è sembrato che ci sia un odio antico e profondo tra le due parti, un odio che credo sia pronto ad esplodere in un bagno di sangue.
Mi auguro che si arrivi ad un negoziato che non sia una totale resa alle richieste di Putin, il quale evidentemente conta sul fatto che noi Europei non volgiamo la guerra e siamo disposti a rinunciare ad un territorio (e alla libertà di un popolo) immenso come l’Ucraina (che era evidentemente il suo obiettivo fin dall’inizio) pur di non vedere la guerra dentro ai nostri confini. La domanda su cui si giocano i rapporti di forza tra Russia e occidente quindi è fin dove siamo disposti ad arrivare e che cosa siamo disposti a perdere. 

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