Viaggio in Spagna di Prosper Mérimée è un
libro di poche pagine ma delizioso.
Racconta di un viaggio che il francese
compie in Spagna – il primo di una serie di viaggi nello stesso Paese da parte
del letterato – ed è in realtà una raccolta di cinque lettere che l’autore
inviò a personalità di rilievo dell’epoca (le prime quattro al direttore della Revue
di Parigi e l’ultima al direttore della rivista L’artista).
L’autore
Prosper
Mérimée (1803 – 1870) nacque in Francia nel 1803 e
studiò giurisprudenza per poi essere impiegato al ministero del Commercio. Si
avvicinò sempre di più alla letteratura e nel 1831 fu nominato ispettore delle
belle arti e dei monumenti storici.
E’ noto per il suo racconto Carmen,
da cui è stata tratta l’omonima opera teatrale musicata da Bizet, ma la sua
attività come letterato fu più ampia. Scrisse molte lettere e fu tra i primi a
tradurre autori russi come Gogol.
Il libro
Un libro che si legge senza difficoltà
grazie alla capacità dell’autore, in particolare la chiarezza nelle
descrizioni.
Il primo racconto, relativo alla tradizione
della corrida, descrive in maniera dettagliata e avvincente i combattimenti con
i tori. Spiega con precisione come avviene il combattimento, che oltre al toro
coinvolge molte figure tra le quali la più nota è il matador.
Il secondo racconta un’esecuzione. Il
condannato è un majo che ha ucciso un notabile per una questione d’onore.
“… qui in Spagna l’assassinio è una forma di
duello dei poveri e un affare che spesso si conclude con la morte dei due
contendenti, ben più serio che da noi [in Francia], dove le persone della buona
società si graffiano più che uccidersi”.
La processione che accompagna il condannato
al patibolo è descritta tenendo sempre la telecamera sul condannato, sul modo
in cui affronta la morte.
Bellissimo il terzo racconto, dove si parla
con una punta di ironia dei briganti andalusi, tanto famosi nell’immaginario
dell’epoca, che li dipingeva come pericolosi banditi che assalivano le
diligenze depredandole. L’autore dichiara di aver viaggiato l’Andalusia in
lurgo e in largo per tre mesi, senza mai averne incontrato uno.
Il quarto racconto è sulle streghe spagnole,
ma è forse il meno interessante.
Il quinto racconto descrive il museo del
Prado di Madrid. Mérimée afferma che tale museo è il migliore che avesse mai
visitato per qualità delle opere:
“Il museo di Madrid, malgrado tutto quello
che i francesi hanno potuto portare via, è certamente uno dei più ricchi
d’Europa. E’ persino superiore al nostro [il Louvre], non per il numero dei
quadri, ma per la loro qualità”. Affermazione che mi trova perfettamente
daccordo: anche io visitai il Prado, nel 2010 o 2011 se non vado errando, e
posso affermare che è il museo migliore che ho visto quanto a qualità delle
opere. Si rimane letteralmente abbagliati da tanti capolavori della pittura
così concentrati. In Spagna inoltre, almeno nel periodo in cui andai io, i
musei erano praticamente gratuiti. Una cosa davvero sorprendente se si pensa
alle cifre astronomiche che bisogna pagare per visitare i castelli medievali in
Francia, per esempio.
“Al museo di Madrid non si vede la quantità
di opere mediocri che al Louvre si è stupiti di vedere accanto ai capolavori
dei grani maestri”.
Anche i pittori fiamminghi presenti al Prado
sono davvero notevoli, come l’autore afferma:
“La galleria fiamminga e olandese contiene
più quadri di quella italiana. Si nota un numero prodigioso di Rubens, la
maggior parte dei quali eccellenti”.
L’effetto di spaesamento che descrive
l’autore è lo stesso che ho provato io visitando il museo: “Ma ho visto troppe
cose belle insieme e i miei occhi sono abbagliati”.
E'incredibile come certi aspetti culturali ed etnografici descritti dall'autore siano rimasti tali fino ad oggi, a distanza di due secoli.
E'incredibile come certi aspetti culturali ed etnografici descritti dall'autore siano rimasti tali fino ad oggi, a distanza di due secoli.
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