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Recensione: "Kouroi" di Alessandro Marzulli

In questa recensione presento una raccolta di racconti che merita particolare attenzione. Uno di quei casi rari in cui ti accorgi di avere tra le mani un libro eccezionale e stranamente sconosciuto.

Scheda libro

Titolo: Kouroi
Autore: Alessandro Marzulli
Edito da: / (auto-pubblicato)
Distribuito da: amazon.it (online)
Uscita: novembre 2016 (1a edizione elettronica); gennaio 2017 (cartaceo)
Formato: Brossura (cartaceo); Kindle (elettronico)
Genere: Narrativa contemporanea (Racconti)
Pagine: 184 cartaceo; 135 elettronico
Prezzo: 8.36 € cartaceo; 2.99 Kindle

Il libro


Kouroi è un libro sorprendente. Una raccolta di dieci racconti che inizia dal racconto intitolato Kouros, dove si effettua subito un’immersione nella scrittura, quella vera, quella che non lascia quasi modo di respirare al lettore, obbligandolo a concentrarsi con tutto se stesso. In uno spazio del tutto anonimo, un uomo narra in prima persona una giornata di lavoro, focalizzandosi su ogni singolo gesto e dettaglio in modo quasi maniacale, fino alla descrizione della traiettoria della luce proveniente da plafoniere al neon. Il tutto, però, intervallato da momenti che sembrano sogni, che improvvisamente appaiono e scuotono l’aria immobile. Vengono descritti processi aziendali, test su prodotti, ma soprattutto l'atmosfera del luogo di lavoro. I racconti successivi spaziano molto: raccontano la vita di coppia, l’amore (malato il più delle volte), raccontano di amici che si scambiano confidenze. Qualsiasi sia il tema affrontato, il taglio è sempre originale, o meglio fortemente personale.
Forse la concentrazione richiesta al lettore è proprio la chiave per poter leggere e apprezzare questo libro, caratterizzato dalla scrittura quasi Wallace-iana che mette il lettore praticamente alle corde, davanti ai propri limiti. Del resto i continui riferimenti alla scrittura di Wallace e di altri autori contemporanei (soprattutto di oltreoceano) sono piuttosto evidenti. Vi sono, sparse nel testo, anche citazioni vere e proprie. Qualcuno di noi potrebbe aver pensato o avvertito quel senso di oblio e di vuoto e di fissità di fronte all’indecisione, sensazione descritta oserei dire magistralmente in Kouroi. Il fatto è che, mentre molti si sforzano di indagare le pieghe della coscienza e della mente impegnata nella vita ordinaria, Alessandro Marzulli ci riesce. Non ha bisogno di temi sociali strappalacrime o di un argomento preciso: riesce a crearlo! E’ proprio dagli eventi apparentemente ordinari che questo scrittore prende spunto, per poi esplodere in un crescendo narrativo davvero potente, crescendo che si trova anche nella scaletta del libro, che ha il suo centro di gravità, il suo momento culminante e onnicomprensivo nel racconto Orbicularis oculi, la sintesi del tutto: quando si termina la lettura di tale racconto si capisce chiaramente che i precedenti servivano in qualche modo ad aprire la pista verso di esso. In Orbicularis oculi viene tracciata la parabola della vita di quasi tutti noi, tolti forse i pochissimi fortunati. L’autore sa portarci esattamente dove vuole, una capacità più unica che rara. In certi momenti la narrazione assomiglia ad una vera e propria deflagrazione, dalla forza incredibile. Una raccolta sensata, oltre che scritta benissimo e densa di contenuto. Alle volte così densa come scrittura da disorientare, come avviene leggendo un racconto di Wallace del resto: si è obbligati a fermarsi un momento per prendere fiato, per digerire la profondità del testo, a volte per sorridere (perché sì, c’è anche dell’ironia Wallace-iana in questo libro, pur essendo estremamente serio e spietato il succo del discorso), a volte per sentire quel dolore che definirei primordiale e “atteonizzante” (sic.) crescere dentro di noi e poi andarsi a nascondere da qualche parte, nel dimenticatoio, obliterato per sempre, almeno fino ad un momento imprevedibile in cui, nei vari racconti, minaccia di esplodere in un raptus che viene dal profondo, un atto terrificante (il più delle volte solo immaginato, un desiderio represso).
In alcuni momenti si può scorgere anche il tema Orwell-iano de La fattoria degli animali: siamo in un "rettilario" in cui non siamo noi stessi, ma animali che si comportano seguendo istinti primordiali, ciò che pareva esserci in noi di umano ad un certo punto deve fare marcia indietro.
Molti personaggi sono in preda alle proprie voragini interiori, abbiamo zone cieche che non osiamo guardare, spesso l'Altro diventa ricettacolo delle nostre paure e frustrazioni.

Guardiamo in uno specchio scuro.
Un espediente spesso utilizzato in questo libro è quello di spezzare i racconti (una sorta di dicotomia nella narrazione): spesso la parte finale agisce da contrappeso, addirittura ribaltando tutto. In un certo senso i personaggi hanno quasi tutti, in questa dicotomia, un momento epifanico, che sconvolge i loro costrutti mentali, le loro certezze, si rendono conto improvvisamente di qualcosa che forse sapevano da sempre ma non avevano mai osato confessare alla propria mente cosciente, rivelazioni che il più delle volte sono terribili, hanno l’effetto di un buco nero che divora tutto, di un percorso verso il Nulla che non si può più fermare. Un secondo espediente utilizzato è quello dell’ambiguità nella voce del narratore, che qualche volta si rivolge direttamente o indirettamente al lettore, altre volte invece sembra un narratore inattendibile, o quanto meno confuso, incerto. In diversi passaggi si avverte anche (pur non essendo mai detto espressamente) il tema, tanto caro anche a Wallace, dell’impostura: siamo tutti impostori sembra volerci dire l’autore. In alcuni casi infatti il protagonista si accorge di mentire a se stesso, ha una pulce nell’orecchio che gli suggerisce che forse potrebbe esserci un’altra interpretazione dei fatti rispetto a quella che lui ama ripetersi. Impostura che viaggia insieme all’oblio: tutti noi, ad un certo punto della nostra vita, ci rendiamo conto di "qualcosa", e tutto questo libro sembra proprio ruotare attorno al tentativo di spiegarci cosa sia esattamente. Dopo averlo avvertito, ci eclissiamo, mettiamo certe ambizioni, volontà e sentimenti giovanili nel dimenticatoio per sempre, diventando un guscio vuoto di noi stessi, una individualità non più comunicante, tanto è vero che in Orbicularis oculi le figlie del protagonista ad un certo punto si chiedono: “Ma quello è davvero papà?”. Sull’incomunicabilità dei nostri veri sentimenti nei rapporti questo libro torna spesso: i personaggi sovente parlano a vuoto, perché dall’altra parte risponde qualcuno (magari un amico che finge di ascoltarci mentre sorseggiamo una birra in un bar) che sembra non comprendere affatto, perso nei propri pensieri, nella limitatezza del punto di vista individuale. I dialoghi presenti sono in realtà dei monologhi, delle parole buttate nel calderone più che altro per sfogarsi pur sapendo che sarà quasi inutile.

Siamo esseri volenti e non volutisi.
Una frase-universo, presa in prestito dalla filosofia ma degna di un grande classico per come viene inserita all'interno di un racconto. L’autore sottolinea più volte il fatto che “siamo stati gettati al mondo”, siamo qui non per nostro volere, eppure il volere è la nostra condizione perpetua, la nostra croce. Ha la capacità di proiettarci in argomenti complessi pur partendo da situazioni "umane, troppo umane".
Nei due racconti finali l’autore cambia registro: passa ad una scrittura molto più astratta, delinea la scena con poche pennellate lasciando più spazio alla nostra immaginazione.
Diversi i riferimenti cinematografici, culturali e musicali presenti nei racconti.

L'autore

Alessandro Marzulli nasce il 26/08/1984 a Helsinki, Finlandia, da padre italiano e madre finlandese. All'età di quattro anni si stabilisce con la famiglia ad Ivrea, ove trascorre infanzia e adolescenza ottenendo infine il diploma di maturità scientifica. Non porta a termine gli studi universitari in filosofia intervallati da varie esperienze lavorative come manovale edile e dalla brevissima collaborazione con la rivista torinese "Conexión" sancita da un breve articolo intitolato "Diversi nella nostra identità, identici nella nostra diversità". Dal 2008 al 2015 lavora come operaio assemblatore e magazziniere per un'azienda di prodotti per l'automazione bancaria, mentre dal 2015 al principio del 2019 viene chiamato a svolgervi le funzioni di impiegato nel dipartimento Qualità e traduttore. Attualmente vive con la moglie ad Albiano d'Ivrea. La raccolta di racconti "Kouroi" ne segna l'esordio assoluto.

Altre informazioni

L'autore dichiara di non aver mai frequentato corsi di scrittura, ma di aver letto tanto dall'età di sette anni. Anche il confezionamento/impaginazione dell'edizione cartacea è stata fatta interamente dall'autore, una cosa davvero notevole.
➤ il dipinto rappresentato in copertina è un'opera di Nicolò Giorgetti.

Valutazione finale

Un grande libro, anche se probabilmente non per tutti. Di certo non si può leggere sotto l’ombrellone, mentre si pensa ad altro. Mentre leggevo questi racconti ho sorriso spesso perché pensavo, tra me e me, che il talento è una bestia strana, che si trova in persone sconosciute, magari “insospettabili”, che qualche volta abbiamo la fortuna di incrociare. Considerato che questo libro costituisce l’esordio letterario di Alessandro Marzulli, non resta che augurargli il meglio (mi piacerebbe vedere, un giorno, gli "sforzi letterari" di questo autore sugli scaffali delle librerie, accanto ai grandi nomi). Un autore immenso, che ha davvero qualcosa da dire, un suo taglio personale e una sua poetica, uno sguardo personale sul mondo. Per poter apprezzare appieno questo libro dobbiamo essere disposti ad ingranare la marcia giusta, gustando ogni racconto.

(voto numerico: 10/10)

Recensione di: Edoardo Contin

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