Premessa
Questi articoli non hanno la pretesa di essere esaustivi e di affrontare tutte le tematiche connesse a quella complessa materia che è la scrittura creativa. Ciò che scriverò vuole soltanto provare a smuovere qualcosa, nello stesso modo in cui una piccola goccia d'acqua che cade sulla superficie di un lago può provocarne un'increspatura che si propaga a distanze ben superiori a quelle che, in apparenza, la sua dimensione gli consentirebbe di creare. Ma come diceva "il piccolo principe" l'essenziale è invisibile agli occhi e ciò che vediamo può avere una carica vitale ed un'influenza sull'ambiente esterno ben superiore a quella che gli attribuiamo ad una analisi superficiale e dozzinale svolta con i nostri sensi. Siamo abituati a ragionare in termini di quantità e dimensioni, tralasciando altri dati che sfuggono alla nostra percezione sensoriale in un singolo istante di vita e che mostrano la loro rilevanza solo lungo l'eterna linea del tempo. Così una piccola ghianda può diventare quercia, un seme può diventare frutto, pianta e poi fiore, un bruco si trasforma in farfalla, rompe il guscio della crisalide e può volare nel mondo, mostrando la sua grazia e la sua beltà.Allo stesso tempo, un piccolo scritto può essere sufficiente ad innescare una riflessione, stimolare l'emersione di una intuizione creativa e permettere di guardare, anche solo per un istante, al mondo con occhi diversi. Ed è lì che nascono le nostre storie. È lì che emerge qualcosa da raccontare, con quell'urgenza che ci fa correre a casa per rinchiuderci nel nostro mondo immaginario per tirare fuori ciò che abbiamo dentro. Camminiamo per strada e ad un tratto uno dei nostri sensi ci fa captare un segnale dall'esterno che richiama il nostro vissuto. Potrebbero essere le note di una canzone rimaste ancorate ad un nostro ricordo del passato, la vista di un animale randagio che ci susciti tenerezza e compassione o la percezione di un profumo che evochi i bei tempi andati. E allora sentiamo di doverlo raccontare, quel mondo interiore che sta premendo per uscire. Lo sentiamo afferrarci per la gola, chiedendoci disperatamente di parlare, comunicare. E allora la penna diventa una vanga con cui scavare dentro di noi e trovare infine quell'immenso tesoro nascosto nei meandri del nostro animo. Una storia da raccontare tramite la scrittura, il linguaggio dell'anima.
Il mio augurio è che le brevi lezioni che seguiranno possano essere un espediente per creare, nelle vite di chi legge, delle situazioni che siano un trampolino di lancio verso il mondo della scrittura. Un'attenzione particolare verrà riservata ai sensi, i principali amici della creatività.
Per ora l'attenzione sarà focalizzata sulla "sostanza", piuttosto che sulla "forma". Sono convinto che sia opportuno curare prima il contenuto e occuparsi del contenitore in un secondo momento. Un bicchiere senz'acqua è inutile, ed è stato creato in un secondo momento, così da facilitare il processo del bere. Un vestito, per quanto elegante, perderà lo scopo per cui è stato fatto se nessuno lo indossa. Allo stesso modo un racconto ben scritto e curato nell'estetica rischia di rivelarsi un elegante involucro pieno di niente, se non riserviamo un'attenzione particolare alla sua essenza.
Con il processo inverso, che prevede di occuparsi prima del quadro e poi della cornice, saremo sicuri di aver messo la giusta presenza nella realizzazione dell'opera destinata a raccontare, far riflettere ed emozionare.
Con questo non intendo sminuire l'importanza della forma. Senza la cura adeguata all'aspetto estetico la nostra storia risulterebbe ugualmente incompleta, e si risolverebbe quindi in un'occasione persa. È mia intenzione infatti scrivere un ulteriore manuale dedicato esclusivamente agli aspetti formali della scrittura creativa. In questa sede voglio però ragionare in termini di priorità ed urgenze. La scrittura creativa non è statica, bensì dinamica. È un processo. E per coglierlo appieno, bisogna essere pronti a fermare ed afferrare quel flusso dinamico che ci investe con ondate di sentimenti, emozioni e sensazioni durante l'arco della nostra esistenza. Non è calcolo, non è progettazione. Quella è una seconda fase. Con cui incasellare e dare senso quel caos meraviglioso, pulsante, che ci accompagna da sempre.
L'ascolto del corpo come espediente per fare emergere la creatività
Comunemente
la scrittura viene ritenuta un’attività noiosa, statica, esclusivamente
introspettiva, fatta di silenzi, concentrazione e un lento ipnotico incedere
del movimento delle dita sulla tastiera di un pc, o con una penna su un foglio
di carta. Questa concezione fa desistere molti dal desiderio di cimentarsi con
la scrittura, che viene ritenuta un’attività riservata al popolo degli
introversi, una minoranza silenziosa, invisibile, che preferisce la lettura di
un buon libro ad una serata in discoteca con gli amici, che ha bisogno di due
giorni di decompressione se ha partecipato ad un evento mondano in cui erano
presenti tante persone con cui sono entrate a contatto. L’introverso è ritenuto
più sensibile, empatico, intelligente, profondo e creativo rispetto
all’estroverso, a cui invece vengono attribuite attività maggiormente orientate
al dinamismo e al movimento fisico. Mentre i pensieri, le parole e le azioni
dell’introverso sono maggiormente rivolte all’interno del proprio animo, quelli
dell’estroverso sono al contrario concentrate sull’esterno,verso l’ambiente e
il mondo circostante all’interno di cui si muovono. Introverso è colui che
tiene un diario quotidiano, la sera termina la sua giornata dedicando qualche
ora alla stesura dei pensieri e stati d’animo intercorsi durante la giornata,
ascolta musica, si emoziona guardando un film muto degli anni 20, è capace di
stare in compagnia degli altri e di restare in silenzio senza provare disagio
perché sa che la comunicazione con gli altri può realizzarsi su vari livelli.
Estroverso è il contrario dell’introverso, è un tipo atletico, ama l’attività
fisica, pratica uno o più sport, è socievole, ama stare in compagnia, riempie
la sua giornata con svariati impegni. E’ competitivo, ambizioso, ha in grande
considerazione la posizione sociale, brama il successo personale e
professionale, si sente realizzato se riesce a produrre qualcosa di
materialmente significativo.
L’introverso
ama le cose semplici, è contemplativo, la sua vita procede con ritmi lenti,
sembra vivere in modo diverso, con maggiore calma e rilassatezza, gli affanni
della vita quotidiana. E’ creativo, ama la natura, si strugge davanti ad un
tramonto in riva al mare, sa emozionarsi per il cinguettio degli uccelli in
mezzo ai boschi.
L’estroverso
ama la natura ma non si sente parte di essa, la teme e la rispetta, la sfida
con l’attività fisica ma non si fonde con essa, non prova il calore di sentirsi
avvolto dai raggi del sole, non sperimenta il piacere di sentirsi cullare dalle
onde del mare. Non chiude gli occhi per osservare la natura con lo sguardo
interiore perchè teme di perdere di vista qualcosa, magari un passante, un
altro essere umano che possa attirare la sua attenzione. Più che la natura, per
l’estroverso è importante ciò che la riempie, e così facendo oggettivizza
montagne, alberi, corsi d’acqua, rocce.
L’introverso
ama le arti, l’estroverso preferisce andare allo stadio che ad una mostra di
opere d’arte o a teatro.
L’introverso
legge una media di dieci libri l’anno, adora i classici russi, “Le notti
bianche” di Dostoevskij è stata la sua prima lettura importante e trascorre la
sua adolescenza tra lunghe passeggiate notturne senza meta in una città senza
nome buia e incantata, alla ricerca della sua Nasten’ka.
L’estroverso
compra il suo primo e ultimo libro ai tempi del liceo, probabilmente si
tratta di “Siddharta” di Hermann Hesse
che gli è stato suggerito da una ragazza che vuole rimorchiare e allora prova a
leggerlo per fare colpo su di lei ma probabilmente lo abbandona a pagina 15 perché troppo noioso.
L’introverso
scrive racconti e romanzi, ne pubblicherà anche qualcuno nel corso della sua
vita, l’estroverso tramanda le sue storie oralmente, anche quelle inventate,
soprattutto quando si tratta della storia della sua vita e decide di romanzarla
ed edulcorarla per far colpo sulle ragazze. Magari cercherà di rimorchiare una
ragazza introversa, che sa ascoltare, ed utilizzerà le storie narrate
dall’estroverso come fonte d’ispirazione per i suoi racconti.
Secondo
questa tradizionale suddivisione, la scrittura e in generale la creatività
sarebbero quindi appannaggio esclusivo degli introversi, che darebbero luogo ad
una vera e propria “dittatura della minoranza” in ambiti legati alla cultura e
all’arte. Anche io, da introverso, ho sposato questa teoria e vi sono rimasto
fedele per anni. Sentirsi diverso dagli altri, speciale, “uno dei pochi”, riveste
sempre un fascino magnetico ed irresistibile per taluni. La vita e l’esperienza
mi hanno invece fatto ricredere.
La
creatività non è un’esclusiva di pochi, ma appartiene a tutti, senza
distinzione di genere, specie, razza o chicchessia. E, cosa più importante, mi
sono reso conto che essa non si nutre dell’intelletto, dell’ingegno e del
pensiero concettuale, non è racchiusa dentro la testa e tra i meandri del
pensiero, della mente e dei circuiti neuronali, ma risiede nel luogo più
inaspettato che potessi immaginare: il corpo. Il tempio dell’essere, dove hanno
sede le sensazioni, emozioni e sentimenti che sono alla base della creatività.
Il mio percorso di vita mi ha ricordato che non siamo fatti di solo spirito ma
anche di carne, ossa e muscoli e che il movimento corporeo può essere un
veicolo per stimolare l’immaginazione creativa e far emergere l’ispirazione per
le proprie storie. La connessione fra corpo e mente è un espediente che
consente di far emergere determinate sensazioni ed emozioni, un nuovo sentire
che ci permette di associare un distretto corporeo ad una determinata
esperienza interiore.
Grazie
a questo lavoro su me stesso la mia creatività è diventata più dinamica, ho
cominciato a “muovermi” in modo diverso, anche all’esterno di me, nello spazio,
cercando una congiuntura tra i miei sensi e l’ambiente. Prima di scrivere devo muovermi, ballare ed
ascoltare musica per stimolare l’emersione del sentimento che voglio narrare.
Da quella condizione posso poi accomodarmi alla scrivania e scrivere, oppure
continuare a muovermi e scrivere mentre cammino, o ancora scrivere all’aperto
mentre sono steso in un prato e porto l’attenzione alla morbida e profumata
erba sotto di me.
Provate
anche voi questo semplice esercizio. Chiudetevi in una camera sufficientemente
grande da consentirvi di muovervi, assicuratevi che nessuno vi disturbi e
mettete una musica lenta e meditativa. Suggerisco brani di Enya o dei Sacred
Spirits:
Immagina… la linea del tempo.
Davanti a te si dirama la tua vita nel futuro, i tuoi desideri,i sogni, la vita
che vorresti. Ma anche le tue ansie, le paure, preoccupazioni. Alle tue spalle
invece c’è il tuo passato, la tua storia, le esperienze che hai vissuto, la tua
vita, gli incontri che hai fatto, le persone con cui hai condiviso il tuo
cammino fin qui.
Ora esplora lo spazio intorno a
te, immagina che ciascuna porzione della stanza rappresenti una delle due
dimensioni, spostati tra esse e porta
l’attenzione al corpo. Che sensazioni provi stando in quel mondo? Senti il
contatto con la terra, cosa cambia da una dimensione ad un’altra? Come cambia
la percezione del suolo in ciascuna delle dimensioni? Esplora ciascun mondo con
tutti i sensi. Quali odori, rumori, sapori, contraddistinguono e differenziano
ciascuno spazio?
Ora scegli una delle due
direzioni ed esplora questo mondo più approfonditamente. Dove sei? Osserva
l’ambiente che ti circonda. Quali persone incontri? Danza insieme a loro!
Interagisci con loro, osserva ciò che ti dicono, i dialoghi che hai con loro.
Quali sono le situazioni in cui ti ritrovi? Quali emozioni emergono? Tristezza,
malinconia, gioia, rabbia? Dove le senti all’interno del corpo? Ora risali la
linea del tempo, arriva fino al presente. Torna nel qui e ora, in un angolo
della stanza che lo rappresenti. Da qui, da questa prospettiva distaccata,
osserva gli eventi che hai vissuto, immagina di doverli narrare. Imprimi nella
mente gli eventi salienti che stai osservando, le emozioni che ti provocano, i
sentimenti che emergono. Prova a narrare anche questi.
Prenditi
un momento per te, scrivi la tua storia, prova a riportare per scritto gli
eventi del tuo passato o del tuo futuro.
Partendo dal corpo non vi è più distinzione tra l’interno
e l’esterno, chiunque può esercitare la creatività. Basta allenarsi, studiare e
sperimentare “La grammatica di corpo e
anima”.
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