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La leggerezza ha il suo fascino

La leggerezza 

… di cosa parliamo?

Non parliamo di creature leggere e leggiadre come le top model, che hanno un grande fascino ovviamente. Parliamo della leggerezza nella scrittura.
Dalla frase celebre di D.F. Wallace:
L'arte seria dovrebbe farci affrontare cose che sono difficili dentro di noi e nel mondo. E il pericolo è che se ci esercitiamo ad affrontare sempre meno e a provare sempre più piacere, la daremo vinta alle cose commerciali.
Si può capire bene il problema: oggi i dati rilevano una tendenza a leggere sempre meno libri impegnativi (oltre al fatto che gli Italiani leggono, in generale, poco rispetto agli altri Paesi europei), sempre più letture leggere o da ombrellone.
"La leggerezza ha sempre il suo fascino", anzi non c'è niente di più attraente della possibilità di avere un po' di sana leggerezza nella vita, come disse Paolo Sorrentino in un'intervista a "Che tempo che fa". Che sia in fondo questo il segreto del successo dei libri di Fabio Volo? Una scrittura semplice, fresca e simpatica, una leggerezza di fondo nel parlare di cose quotidiane, che diverte il lettore. Certo non rimarranno tra i classici della letteratura, ma forse chi critica Volo dicendo "non è uno scrittore" dovrebbe interrogarsi su cosa sia oggi scrivere.
D'altro canto, riesce difficile considerare letteratura, o anche solo lettura, certi libri che oggi si trovano nelle librerie, anche tra quelli pubblicati da case editrici importanti. Viene naturale dare ragione a Wallace quando afferma che "ci esercitiamo ad affrontare sempre meno": siamo alla ricerca di soluzioni facili, immediate, di romanzi d'azione fruibili alla Stephen King, che ci tengano incollati ma soprattutto che non ci costringano a fermarci a pensare.
Ricordo le parole di una lettrice che mi disse "io leggo solo gialli, mi diverto a scoprire chi è l'assassino". Insomma la lettura ha come unico scopo quello di scoprire l'assassino, non quello di arricchirci umanamente?

… e nella poesia?

Anche la poesia non fa eccezione: si leggono sempre più poesie che sembrano scritte da bambini delle scuole elementari. Ci piacciono le poesie facili a quanto pare… sole, cuore, amore.

Si possono coniugare leggerezza nello scrivere e profondità?

Certo che sì. Un dono che secondo me hanno in pochi. Italo Calvino era bravissimo in questo: scriveva semplice, eppure le sue opere sono divenute classici della letteratura. Uno scrittore contemporaneo che riesce a fare lo stesso è Peter Cameron, con una scrittura agile e divertente, attraverso la quale però riesce a farci gradire libri che trattano temi anche profondi. Nel suo romanzo "Un giorno questo dolore ti sarà utile" mi è piaciuto proprio il modo leggero in cui riesce a raccontare cose difficilissime da dire senza scivolare. Anche Susanna Tamaro nel suo "Va' dove ti porta il cuore" ha scritto riflessioni molto belle e profonde, a dispetto del titolo che potrebbe far pensare ad un romanzetto giovanile. La semplicità nella scrittura a volte è proprio la chiave per comunicare qualcosa che il lettore in un certo senso sa già, perché ogni grande libro, diceva qualcuno, racconta ciò che nel profondo già sappiamo. 

Ma si può dare torto a chi vuole letture facili?

Sembra proprio di no!
Quanti di noi sono riusciti a terminare al primo tentativo la lettura di "Infinite Jest"? O de "I fratelli Karamazov"? Credo davvero in pochi.
"Non è bello quel che è bello ma è bello quel che piace", o forse, sempre come direbbe il nostro regista Paolo Sorrentino, "hanno tutti ragione".

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